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Il Parco Marino delle Isole Tremiti

Le Isole Tremiti sono state dichiarate Riserva Marina nel luglio del 1989 e dal 1996 il loro territorio è entrato a far parte del Parco Nazionale del Gargano. Si tratta di una delle aree marine protette più significative nel suo genere data l’unicità dei luoghi e la concentrazione di flora e fauna davvero fuori dal comune.

Le Isole Tremiti si possono considerare dal punto di vista della bio-diversità una sorta di Mediterraneo in miniatura con un vantaggio considerevole: i ridotti tassi di inquinamento rendono possibile la salvaguardia di specie altrove in via di estinzione oppure già scomparse.

E’ il caso degli alcionari mediterranei, presenti qui in grande quantità ma estremamente rari altrove. Lo stesso vale per le spugne tra cui le Paramurucee della rara tipologia bicolare, per i coralli e per innumerevoli altre specie di piante marine coperte da tantissimi microrganismi, crostacei, molluschi e pesci che vivono in simbiosi con i fondali (indicati col termine di ‘benthos’) dando vita a scenari sempre in evoluzione.

I protagonisti delle acque delle Tremiti sono però i pesci che in gran quantità affollano ogni anfratto di roccia sottomarina.

Il pelagico è probabilmente il più frequente ma non vanno dimenticati gli astici, le aragoste, gli ippocampi, i cefali, gli astici, le orate, i dentici, i polpi, le seppie e le cernie: ognuno nel proprio habitat, ognuno alle proprie profondità, queste e tante altre specie popolano un panorama sommerso di bellezza autentica.

Il parco è diviso in 3 zone ed il regolamento è piuttosto rigido (altrimenti verrebbe meno la sua funzione protettiva dell’ambiente marino).

La zona A è caratterizzata dal divieto totale di pesca, balneazione ed anche la navigazione senza la previa autorizzazione delle autorità oppure nell’ambito di visite guidate: comprende l’Isola di Pianosa.

Per la zona B che comprende Capraia (da Cala Sorrentino allo scoglio Caciocavallo) e San Domino (da Punta Provvidenza a Punta Secca) ha dei divieti molto simili: è proibita la pesca subacqueadi ogni tipo e la navigazione tranne quella autorizzata.

La zona C è detta ‘di riserva parziale’ in quanto sono consentite le immersioni e la pesca sportiva: comprende la gran parte dell’Isola di San Domino e l’Isola di San Nicola.

Isole Tremiti Servizi turistici

In un luogo incantevole e per molti versi unico come le Isole Tremiti non ci si può accontentare di servizi ordinari: l’eccezionalità del territorio e della sua organizzazione fanno sì che, una volta compreso che non si sta affrontando una vacanza come tutte le altre, il turista possa godere di una serie di servizi volti a godere appieno delle sue bellezze. Molti di questi sono offerti, in gran parte gratuitamente, dalle strutture ricettive Hotel e Campeggi delle isole di San Nicola e San Domino: se nella prima prevalgono, oltre all’onnipresente servizio-navetta, le visite guidate all’Abbazia ed alle altre bellezze architettoniche del posto, nella seconda sono più frequenti i percorsi naturalistici e le gite in barca. Appena arrivati a San Domino, infatti, magari a bordo dell’elicottero dell’Alidaunia preso a Foggia, ci si rende conto subito della vasta scelta che la popolazione locale, grandi e piccini, è pronta ad offrire: gite in barca, visite guidate, degustazioni, noleggio di imbarcazioni o pacchetti promozionali.

Tantissimi i posti suggestivi da visitare circumnavigando le isole: dallo Scoglio dell’Elefante alla Grotta delle Viole, dai Pagliai alla Grotta del Bue Marino; molto apprezzato dalle coppie è l’Architiello di Capraia, una sorta di ponte naturale scavato dall’erosione dei venti e del mare sotto il quale, secondo una leggenda locale, le promesse d’amore durerebbero in eterno. A tal proposito vanno segnalate le iniziative di privati e associazioni culturali tremitesi volte a favorire la scelta delle Isole per i matrimoni, sia che si voglia trascorrervi il viaggio di nozze sia che si intenda organizzarvi l’intera cerimonia.

Per gli amanti delle immersioni o anche solo per quanti amano nuotare a pelo d’acqua con la testa all’ingiù, sbirciando i fondali con la maschera, le Tremiti sono un vero paradiso acquatico: bellezze naturali mozzafiato, panorami sempre cangianti e ricchi di forme e colori suggestivi si fondono con i relitti delle secche, affascinanti testimonianze del passato di questi luoghi. A chi voglia affrontare la cosa in maniera più professionale consigliamo di recarsi nei “diving center” di San Domino dove si organizzano corsi – anche per principianti – ed escursioni tra i fondali e sui relitti, oltre alla visita guidata alla statua di Padre Pio immersa nel 1998 a una decina di metri di profondità nei pressi di Capraia.

A San Domino sarà presto possibile ormeggiare in tutta sicurezza la propria barca anche in presenza di mare mosso: i lavori per il nuovo porto, più grande e moderno di quello attuale, sono già cominciati.

La leggenda di Diomede

La storia della Isole Tremiti è strettamente legata al mito di Diomede, uno dei celebri eroi omerici che partecipò all’epica guerra di Troia narrata nell’Iliade. Originario dell’Etolia nacque ad Argo, dove la sua famiglia, che regnava sulla città, era stata costretta a fuggire. Il giovane Diomede si distinse da subito nell’apprendere l’arte della guerra e dimostrò sin da ragazzo il suo amore per la giustizia ed un carattere molto deciso. Dopo aver combattuto per liberare Tebe dagli usurpatori sposò Egialea, orfana del re di Argo morto nella stessa battaglia, e partì per la guerra di Troia. Protetto da Atena, dea della sapienza, era un guerriero tra i più possenti delle schiere greche: affrontò in duello il troiano Enea e a nulla valse l’intervento in sua difesa della madre di quest’ultimo, la dea Afrodite, che Diomede offese e ferì a una mano. Affrontato in duello da Glauco, principe di Lidia, dimostrò invece grande lealtà ricordando l’ospitalità del nemico nei confronti della sua famiglia e decidendo di non battersi e stringendogli la mano.

Fu protagonista di imprese di grande rilievo e di mediazioni delicate con Agamennone ed Achille, spesso al fianco dell’amico Ulisse: ai due si deve il furto del Palladio, il simulacro protettore di Troia, ragion per cui Dante li collocherà insieme nell’VIII cerchio dell’Inferno.

Vinta la guerra tornò in patria senza particolari problemi, contrariamente a quanto accadde a molti altri eroi, ma qui, per un incantesimo dell’ingiuriata Afrodite, nessuno lo riconobbe (oppure, secondo un’altra variante del mito, la moglie lo aveva tradito sposando Cillabaro) e decise di rimettersi in viaggio con i compagni alla volta delle coste italiche. E’ qui che la leggenda di Diomede si suddivide in tante storie che si intrecciano con svariate realtà locali del Meridione: Andria, Brindisi, Benevento, Arpi, Siponto, Canosa, San Severo e molte altre località sarebbero state fondate dall’eroe omerico, nelle vesti ora di civilizzatore e promotore della cultura greca.

Nei pressi del Gargano gettò in mare tre grandi sassi che aveva raccolto a Troia e questi riemersero sottoforma di isole: le Tremiti. Secondo un’altra versione Diomede qui incontrò Dauno, re dei Dauni, e lo aiutò a sconfiggere i Messapi: il suo determinante aiuto gli valse in moglie la principessa Euippe, recante in dote la parte settentrionale della Puglia.

Un’altra variante vuole che Diomede, dopo essere stato al fianco di Dauno, lo uccise divenendo re delle sue terre. Dopo aver rifiutato di combattere, in tarda età, contro il nemico Enea al fianco dei latini, morì e venne sepolto sulla spiaggia dell’Isola di San Nicola, mentre i suoi compagni vennero mutati da Afrodite – per vendetta o per compassione, a seconda delle versioni del mito – in grossi uccelli dal verso simile al pianto, le diomedee. Sulla stessa isola sarebbe nascosto un ingente tesoro a lui appartenuto: si narra che nel III sec. la Madonna sia apparsa ad un eremita indicandogli il luogo dove avrebbe ritrovato grandi ricchezze. Questi, dopo qualche diffidenza, obbedì e, trovato il tesoro, avrebbe edificato in quel punto un santuario in segno di devozione e riconoscenza.

Nome ed origine delle Isole Tremiti

Su un punto gli archeologi e i geologi sono assolutamente concordi: le Isole Tremiti appartengono, oltre che politicamente, anche geologicamente alla Puglia e all’Area Garganica. Tutti gli studi confermano l’ipotesi secondo la quale nell’era del Paleocene (60 milioni di anni fa) la gran parte dell’odierno territorio pugliese era sommerso dalle acque ed emergeva soltanto il Gargano, distaccato dal resto della Penisola. In seguito, anche grazie ai depositi alluvionali, il resto del territorio sarebbe emerso congiungendo il Massiccio garganico alla terraferma mentre una parte di esso, in seguito probabilmente a violente e ripetute scosse di terremoto, se ne distaccò formando le isole il cui nome rimanda proprio al «tremore» che deve aver dato loro origine. Con ogni probabilità, in un primo tempo, la parte distaccatasi era omogenea ed unica, caratterizzata da un solo massiccio montuoso. I successivi «tremori» e le scosse telluriche conseguenti avrebbero suddiviso l’isola in tre parti, con la ripartizione anche del monte che, in tal modo ne avrebbe generato tre: un’altra ipotesi sul nome delle Tremiti rimanda proprio ai «tre monti» che le caratterizzano.

Dando uno sguardo alla cartina delle Isole si ha l’impressione di un gruppetto di pietre scagliate contemporaneamente in mare da un’unica gigantesca mano: la loro dislocazione è irregolare ed asimmetrica e la posizione di Pianosa, la più orientale, che dà l’idea del sasso arrivato più lontano, sono alla base della famosa leggenda dell’eroe omerico Diomede, da cui la denominazione di Isole Diomedee che contrassegnò per secoli questi luoghi.

L’ipotesi toponomastica di gran lunga più accreditata è la prima, quella dei «tremiti» che le avrebbero originate, teoria che sembra trovare conferma anche in fonti letterarie autorevoli.

Lo storico e geografo greco Scimmo da Chio, a cui si deve la leggenda della sepoltura di Diomede, parla di un’unica “isola diomedea” mentre Strabone, due secoli più tardi, spiega come delle “due isole diomedee” una sia deserta e l’altra abitata: probabilmente il noto geografo della Cappadocia si riferiva a fonti cartografiche anteriori, visto che pochi anni dopo Virgilio parlò di “tre isole diomedee”. Ancora un secolo dopo, infine, Tolomeo spiegò che le diomedee erano ben 5 includendovi, secondo una interpretazione in uso ancor oggi benché non univocamente accettata, anche il Cretaccio.

Isole Tremiti – Gastronomia

In un luogo di mare come le Isole Tremiti il pesce non può che essere il re della tavola in tutte le stagioni. I prodotti e piatti tipici della dieta mediterranea vengono impreziositi e rielaborati alla luce delle specificità territoriali.

Antipasti, fritture, zuppe, e grigliate sono solo alcuni esempi dei tanti utilizzi che il pesce, rigorosamente fresco e pescato in giornata, può offrire nei numerosi ristoranti di San Domino e San Nicola. La cucina tremitese risente fortemente della gastronomia garganica e ciò si manifesta nella frugalità nella preparazione dei pasti e nella scelta dei sapori decisi e ben strutturati. Onnipresenti sulle tavole il pane e la pasta, non di rado preparati secondo l’antica tradizione locale e magari fatti anche dalle massaie secondo ritualità che si ripetono da secoli sempre uguali.

Le combinazioni con crostacei, molluschi e pesci sono praticamente infinite. Spigole, ricciole, scorfani, dentici, triglie giganti, scampi, gamberi e aragoste – giusto per citarne alcuni – passano in poche ore dal mare alla tavola, da soli, insieme ad altri pesci oppure con la pasta: gli spaghetti allo scoglio sono una delle tante prelibatezze che i ristoratori locali, talvolta dotati di un proprio peschereccio, portano in tavola. Da provare i palamiti, pesce dalle carni bianche utilizzato per insalate oppure servito insieme a verdure colorate come capperi, cipolle e pomodorini. I colori sono una costante della gastronomia isolana: lo schiantalo (o tanuta) si distingue anche per la sua gradevolezza cromatica oltre che per il sapore delicato delle sue carni insaporite con le olive nere della zona e l’immancabile olio extravergine d’oliva Dauno DOP.

 

Anche il pane, specie la mollica, è utilizzato per guarnire i piatti di pesce, come ad esempio per fare il ripieno del cefalo alla brace, condito con aglio, prezzemolo e aceto. Segnaliamo le polpette a base di musdea o mustella, secondo una tipica ricetta tremitese. A chi invece piace andare sul sicuro farà piacere sapere che il polpo verace, indispensabile per una vera insalata di mare, è presente in ogni periodo dell’anno e lo stesso vale per lo scorfano, senza il quale una zuppa di pesce non può dirsi tale.